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Economia Circolare: “L’anello mancante”… più di uno!

Economia Circolare closing the loop

La Commissione UE ha adottato un pacchetto per un Piano d’azione per sviluppare la transizione da un’economia lineare ad una più circolare che prevede, tra l’altro, la revisione delle Direttive sui rifiuti, ma rispetto alla proposta della Commissione Barroso, c’è una evidente riduzione di obiettivi, se non addirittura un’assenza, come nel caso dell’efficienza delle risorse, per fare di più con meno.

Nel Comunicato del 2 dicembre 2015 con cui viene annunciato il pacchetto di misure per l’Economia Circolare si legge che “La Commissione europea ha adottato oggi un nuovo e ambizioso pacchetto di misure sull’economia circolare per aiutare le imprese e i consumatori europei a effettuare la transizione verso un’economia più circolare e forte, dove le risorse vengono utilizzate in modo più sostenibile. Attraverso un maggior ricorso al riciclaggio e al riutilizzo, le azioni proposte costituiscono “l’anello mancante” nel ciclo di vita dei prodotti, a beneficio sia dell’ambiente che dell’economia. Si trarrà così il massimo valore e il massimo uso da materie prime, prodotti e rifiuti, promuovendo risparmi di energia e riducendo le emissioni di gas a effetto serra”.

La proposta attuale deriva dalla Comunicazione del 2 luglio 2014 “Towards a Circular Economy“, adottata dalla precedente Commissione Barroso, intesa a sviluppare la transizione da un’economia lineare a una più circolare, di cui la revisione delle 6 Direttive sui rifiuti per promuovere il riciclaggio degli Stati membri doveva costituire la parte essenziale, rendendo l’Europa più competitiva tramite la riduzione della domanda di risorse sempre più scarse e costose, e creando al contempo 2 milioni di nuovi posti di lavoro.

Quel pacchetto, però, sembra che fosse osteggiato da BusinessEurope, la principale Federazione europea di imprese, sia da alcuni Paesi membri, così la nuova Commissione Juncker decideva di inserire la proposta di revisione delle Direttive sui rifiuti, come pure l’altro pacchetto di revisione delle Direttive sull’inquinamento atmosferico, denominato “Clean Air in Europe”, volto ad imporre target nazionali più rigorosi per i principali inquinanti e per ridurre l’inquinamento da piccoli-medi impianti industriali di combustione, finiva nell’Allegato 2 ovvero tra quelle proposte legislative da sospendere o modificare, per essere sostituite da “nuove, più ambiziose proposte previste alla fine del 2015 per promuovere l’economia circolare”, come eufemisticamente dichiarato nel Programma di lavoro per il 2015, adottato il 16 dicembre 2014.

Dopo le numerose critiche espresse da imprese della green economy e associazioni e organizzazioni ambientaliste, ma soprattutto da organi istituzionali come il Parlamento europeo e il Comitato delle Regioni, nonché da alcuni Paesi membri, la Commissione UE sembrava voler riconsiderare la sua posizione programmatica, avviando una pubblica Consultazione (28 maggio-20 agosto 2015), con cui invitava i cittadini, le autorità pubbliche, le imprese e tutti gli altri soggetti governativi e non governativi interessati a rispondere alle domande riguardanti i vari segmenti del ciclo economico e il loro ruolo nella transizione verso un’economia circolare.

Nel contempo, si teneva a Bruxelles il 25 giugno 2015 la Conferenza “Closing the Loop. Circular Economy: boosting business, reducing waste”, aperta ai portatori di interesse che volessero contribuire a dare forma alla politica europea in questo settore, i cui esiti sarebbero confluiti nel processo di consultazione.

Il nuovo Piano d’azione “L’Anello mancante“, come è stato denominato, è stato elaborato dal gruppo centrale di coordinamento del progetto, co-presieduto dal primo Vicepresidente Frans Timmermans responsabile per lo Sviluppo sostenibile e dal Vicepresidente Jyrki Katainen, responsabile per l’Occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività con il pieno coinvolgimento di Karmenu Vella, Commissario UE per l’Ambiente, gli Affari Marittimi e la Pesca, di Elżbieta Bieńkowska, Commissario UE per il Mercato interno, l’Industria, l’Imprenditoria e le PMI, e di molti altri Commissari che hanno collaborato alla preparazione e aiutato a individuare gli strumenti più efficaci per una gamma di settori politici, secondo la Commissione UE, “contribuisce a priorità politiche di ampio respiro affrontando le problematiche dei cambiamenti climatici e ambientali e stimolando la creazione di posti di lavoro, la crescita economica, gli investimenti e l’equità sociale”.

Le azioni chiave individuate da realizzare nel corso del mandato dell’attuale Commissione includono:

finanziamenti per oltre 650 milioni di euro provenienti da “Orizzonte 2020” e per 5,5 miliardi di EUR dai Fondi strutturali;

azioni per ridurre i rifiuti alimentari, compresa una metodologia comune di misurazione, una migliore indicazione della data di consumo, e strumenti per raggiungere l’obiettivo di sviluppo sostenibile globale di ridurre della metà i rifiuti alimentari entro il 2030;

– lo sviluppo di norme di qualità per le materie prime secondarie al fine di aumentare la fiducia degli operatori nel mercato unico;

– misure nell’ambito del piano di lavoro 2015-2017 sulla progettazione ecocompatibile per promuovere la riparabilità, longevità e riciclabilità dei prodotti, oltre che l’efficienza energetica;

– la revisione del regolamento relativo ai concimi, per agevolare il riconoscimento dei concimi organici e di quelli ricavati dai rifiuti nel mercato unico e sostenere il ruolo dei bionutrienti;

– una strategia per le materie plastiche nell’economia circolare, che affronta questioni legate a riciclabilità, biodegradabilità, presenza di sostanze pericolose nelle materie plastiche e, nell’ambito degli obiettivi di sviluppo sostenibile, ridurre in modo significativo i rifiuti marini;

– una serie di azioni in materia di riutilizzo delle acque, tra cui una proposta legislativa sulle prescrizioni minime per il riutilizzo delle acque reflue.

Il pacchetto con le proposte di revisione delle Direttive sui Rifiuti, sugli Imballaggi e Rifiuti di Imballaggi, sulle Discariche e quelle riunite in un unico testo emendativo su Fine vita dei veicoli, Batterie e accumulatori e relativi rifiuti, RAEE, “definiscono obiettivi chiari in materia di riduzione dei rifiuti e stabiliscono un percorso a lungo termine ambizioso e credibile per la loro gestione e riciclaggio. Al fine di garantire un’attuazione efficace, gli obiettivi di riduzione dei rifiuti delle nuove proposte sono accompagnati da misure concrete volte ad affrontare gli ostacoli pratici e le diverse situazioni nei vari Stati membri”.

Gli elementi chiave delle nuove proposte comprendono:

– un obiettivo comune a livello di UE per il riciclaggio del 65% dei rifiuti urbani entro il 2030 (era del 70% nella proposta della Commissione Barroso) con Estonia, Grecia, Croazia, Lettonia, Malta, Romania e Slovacchia che potranno chiedere una proroga di 5 anni;

– un obiettivo comune a livello di UE per il riciclaggio del 75% dei rifiuti di imballaggio entro il 2030 (era dell’80%, con obiettivi specifici di incremento graduale tra il 2020 e il 2030 per alcuni materiali);

– un obiettivo vincolante per ridurre al massimo al 10% il collocamento in discarica per tutti i rifiuti entro il 2030 (in precedenza era previsto un massimo del 5% per i rifiuti non pericolosi di origine domestica ed escludeva quelli riciclabili o compostabili;

– la raccolta separata della frazione organica rimane obbligatoria entro il 2025 (come la precedente proposta), ma laddove si dimostri tecnicamente, economicamente e ambientalmente possibile;

– il divieto del collocamento in discarica dei rifiuti della raccolta differenziata;

– la promozione di strumenti economici per scoraggiare il collocamento in discarica;

– definizioni più semplici e adeguate nonché metodi armonizzati per il calcolo dei tassi di riciclaggio in tutta l’UE;

– misure concrete per promuovere il riutilizzo e stimolare la simbiosi industriale trasformando i prodotti di scarto di un’industria in materie prime destinate ad un’altra;

– incentivi economici affinché i produttori facciano giungere prodotti più ecologici sul mercato e un sostegno ai sistemi di recupero e riciclaggio (es. per imballaggi, batterie, apparecchiature elettriche ed elettroniche, veicoli).

Mentre la Commissione Barroso indicava nell’obiettivo del 30% entro il 2025, rispetto ai valori del 2017, la riduzione del cibo che finisce nella spazzatura, ora non c’è alcun target.

Ma, l’aspetto più deficitario nella nuova proposta è costituito dalla mancanza di obiettivi per l’efficienza nell’uso delle risorse, che viceversa il precedente pacchetto veniva indicato nel 30% la riduzione di materie prime impiegate dall’industria manifatturiera, e nonostante che quest’anno la Settimana Europea di Riduzione dei Rifiuti (SERR) avesse posto a tema della Campagna europea di Comunicazione Ambientale, promossa dall’Unione Europea, proprio la dematerializzazione (Dematerialisation: Doing more with less!) ovvero come ridurre o eliminare l’uso di materiali nello svolgimento di una funzione, nell’erogazione di un servizio, e/o la sostituzione di un bene con un servizio.

Con questi obiettivi ridotti e diluiti nel tempo, occorrerà più tempo prima che il “cerchio” si chiuda, mancando, tra l’altro, qualche “anello”!

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