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Desertificazione: un quinto del territorio italiano è a rischio

Desertificazione. Progetto pilota Italia - UNCCD

L’Italia deve implementare le misure e le azioni previste nel Progetto pilota per gli obiettivi di “neutralità di degrado del suolo”, redatto in collaborazione con la Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione, affinché la quantità di terra produttiva rimanga stabile, come previsto anche dall’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 15.3 dell’Agenda ONU al 2030.

di Carmela Marinucci

La Giornata mondiale per combattere il fenomeno della desertificazione (World Day to Combat Desertification) (17 giugno), indetta dalle Nazioni Unite, quest’anno ha avuto per tema “La terra ha un valore reale, investi su di lei”.

Usiamo spesso la terra come se fosse una risorsa senza limiti, ignorando il suo ruolo nella nostra vita quotidiana” ci ricorda il Segretariato della Convenzione ONU per la Lotta alla Desertificazione (UNCCD), l’Accordo quadro internazionale raggiunto nel 1994 che collega ambiente e sviluppo alla gestione sostenibile del territorio.

“Questa negligenza minaccia l’approvvigionamento di cibo e acqua, la biodiversità e persino la stessa sicurezza umana. I guadagni economici miopi, come l’accaparramento della terra, l’espansione urbana non pianificata, l’agricoltura insostenibile e il sovra-consumo portano all’uso insostenibile della terra, che alla fine causa il degrado e la perdita di servizi ecosistemici fondamentali. Di conseguenza, il consumo delle riserve naturali della Terra è raddoppiato negli ultimi 30 anni, con un terzo della terra del Pianeta già gravemente degradato”.

L’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 15.3 dell’Agenda ONU “Combattere la desertificazione, ripristinare i terreni degradati ed il suolo, compresi i terreni colpiti da desertificazione, siccità e inondazioni, e sforzarsi di realizzare un mondo senza degrado del terreno”, prevede che al 2030 si raggiunga la “neutralità di degrado del suolo” (LDN), al fine di garantire che la quantità di terra produttiva rimanga stabile.

Tale obiettivo è riconosciuto anche come vitale per accelerare su altri OSS, come ad esempio: Obiettivo 1 (Nessuna povertà), Obiettivo 2 (Zero fame), Obiettivo 5 (Promuovere l’uguaglianza di genere), Obiettivo 6 (Acqua pulita e servizi igienico-sanitari), Obiettivo 8 ( Lavoro dignitoso e crescita economica) e Obiettivo 13 (Azione per il clima).

Alla COP12 della UNCCD, svoltasi ad Ankara (12-23 ottobre 2015) si è definita la LDN come “lo stato in cui la quantità e la qualità delle risorse del territorio necessarie per supportare le funzioni e i servizi ecosistemici e migliorare la sicurezza alimentare rimangono stabili o aumentano entro scale temporali e spaziali e ecosistemici specifici”.

Nella sua ultima revisione l’UNCCD ha osservato che l’economia globale perderà ben 23 mila miliardi di dollari al 2050 a causa del degrado del territorio, mentre le misure e le azioni da intraprendere per contrastare la desertificazione costerebbero 4,6 miliardi di dollari solo una minima parte rispetto alle perdite previste.

Attualmente circa 100 Paesi dei 163 che fanno parte della Convenzione hanno definito Piani LDN, tra cui l’Italia che è stato l’unico Paese europeo a partecipare al Progetto pilota per l’implementazione degli obiettivi LDN.

Il RapportoTowards achieving Land Degradation Neutrality: turning the concept into practice” riassume i principali sforzi compiuti dal nostro Paese tra il 2014 e il 2015 verso la messa in pratica del concetto di neutralità di degrado del territorio.

Tra le priorità individuate e i tempi entro cui raggiungere gli obiettivi:
migliorare la comprensione dei processi di degrado del territorio in atto e la convalida del monitoraggio delle dinamiche di produttività dei terreni (2017);
individuazione di obiettivi e azioni/misure nelle aree pilota con le parti interessate (2018);
attuazione di misure in aree pilota (2020);
migliorare la consapevolezza delle cause e degli impatti del degrado del suolo tra i decisori politici a livello nazionale e locale (2020);
mitigazione delle pressioni sui 12.200 km2 di aree forestali che si stanno degradando con misure di Service Level Management (2030);
mitigazione delle pressioni sulle aree agricole degradate con misure di SLM (2030).

Sebbene le aree dove la produttività del suolo diminuisce si trovino principalmente nelle regioni del Nord e del Centro Italia, sono stati individuati dei “punti caldi” e le relative “aree pilota” su tutto il territorio italiano.

La selezione delle aree pilota si è basata sui dati disponibili in merito alla produttività del terreno (LP) e alle relative tendenze: Lo stato di LP è stato dedotto dai valori medi del periodo 2000-2013 al di sotto della soglia del 25 percentile della distribuzione cumulata.

Le aree pilota di Puglia e Sicilia sono state selezionate in base al loro basso livello di indice LP, tutte le altre sono state selezionate in base alla presenza di alte percentuali di territorio interessato dal declino del LP nelle 3 tipologie: foresta, pascoli e aree coltivate (fonte: Towards achieving Land Degradation Neutrality: turning the concept into practice).

Su questi target e tempi siamo in grave ritardo, nonostante il nostro Paese abbia un quinto del suo territorio a rischio desertificazione e il consumo di suolo continui a crescere e in soli 6 mesi, tra il 2015 e il 2016, sono stati consumati 5.000 ettari di territorio, equivalenti a 5.700 campi di calcio, come denuncia l’ultimo “Annuario dei Dati Ambientali”, presentato dall’ISPRA lo scorso marzo.

Su queste tematiche il nuovo Governo dovrà confrontarsi nei prossimi mesi, tant’è che in occasione della nota postata sul sito istituzionale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) per ricordare la celebrazione della Giornata Mondiale contro la Desertificazione , il neo Ministro Sergio Costa ha affermato: “In Italia, dobbiamo agire sull’eccessivo sfruttamento della risorsa acqua: stiamo utilizzando il 30% delle risorse d’acqua rinnovabili disponibili, mentre l’obiettivo europeo indica la soglia del 20%, e la superficie dei ghiacciai continua a ridimensionarsi“.

“Senza contare la conseguente perdita di biodiversità e i pericoli per la sicurezza alimentare. Uno degli impegni sarà portare avanti il disegno di legge sullo stop al consumo di suolo e quello per la gestione pubblica dell’acqua. Sono le nostre priorità, per un’azione di governo nel segno della sostenibilità ambientale e della tutela delle nostre risorse”.

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