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Stop Cibo Falso: tutelare l’agroalimentare made in Italy

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Con l’entrata in vigore il 16 e 17 febbraio 2018 dei Decreti sull’obbligo di indicare in etichetta l’origine del riso e della pasta, che “mette fine all’inganno dei prodotti importati, spacciati per nazionali, in una situazione in cui un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero (spesso trattato con glifosato nella fase di preraccolta), senza che questo fosse, fino all’entrata in vigore della nuova norma, indicato in etichetta”, Coldiretti e Campagna Amica hanno avviato contestualmente la Campagna “Stop Cibo Falso” per la raccolta di firme da inviare al Parlamento europeo per estendere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta a tutti gli alimenti commercializzati nell’UE.

L’iniziativa Stop Cibo Falso si inserisce nel contesto della storica battaglia che Coldiretti conduce contro il falso Made in Italy che ogni anno, secondo Coldiretti, sottrae 60 miliardi di euro all’economia dell’Italia, attraverso falsificazioni e pratiche commerciali sleali che danneggiano la nostra economia, rafforzando al contempo la lotta alle agromafie e la difesa contro le grandi multinazionali del cibo che hanno interesse ad occultare l’origine delle materie prime.

Proprio nei giorni scorsi il 15 ° Rapporto Ismea-Qualivita che riporta l’analisi territoriale degli impatti delle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane DOP IGP STG, ha confermato l’importanza dell’etichetta del made in Italy e del valore economico dei nostri prodotti tipici.

In dieci anni, dal 2007 al 2017, le produzioni certificate italiane (DOP e IGP) sono cresciute del 40% per numero di prodotti (oggi sono 818), del 70% in valore (a quota 14,8 miliardi di euro) e del 143% per l’export (a quota 9,4 miliardi), fino a rappresentare alla voce esportazioni il 22% dell’export agroalimentare nazionale.

Inoltre, l’Italia mantiene il primato mondiale nel settore delle produzioni certificate DOP, IGP, STG, con 818 prodotti dei comparti Food e Wine e 4 nuove registrazioni nel corso del 2017.

Per quanto l’impatto del sistema risulti concentrato geograficamente – con le prime aree del Nord-Est in cui si trova la maggioranza dei distretti più rilevanti economicamente (58% valore Food, 56% valore Wine), dalla “Food Valley” emiliana al “Prosecco” veneto-friulano – non sono pochi i territori che hanno beneficiato della forte crescita relativa delle proprie filiere di riferimento.

Il settore Food, che nel 2016 contava 83.695 operatori (+5% sul 2015), vale 6,6 miliardi di euro alla produzione e 13,6 miliardi al consumo, con una crescita del +3% sul 2015, con l’export che continua a crescere (+4,4%) e un trend che nella Grande Distribuzione (GDO) supera il +5,6% per il secondo anno consecutivo.

Nel comparto FOOD spiccano i risultati della regione leader per ritorno economico l’Emilia-Romagna (2.751 mln di euro) e della Lombardia (1507 mln), seguite da Veneto (384 mln) , Campania (366 mln), Trentino Alto Adige (355 mln), Friuli Venezia Giulia (318 mln), Sardegna (289 mln) e Piemonte (268 mln).

Il comparto Wine – oltre 3 miliardi di bottiglie – vale 8,2 miliardi di euro alla produzione con una crescita del +7,8% e sfiora i 5 miliardi di valore all’export (su un totale di 5,6 miliardi del settore).

Nel comparto wine alcune regioni si segnalano per un impatto economico (vino sfuso) di grande valore molto spesso legato a denominazioni con affermazione consolidata da anni a livello internazionale. Il Veneto guida grazie al contributo di quasi tutte le sue province (1.276 mln), seguono la Toscana (442 mln), il Piemonte (352 mln), il Friuli Venezia Giulia (218 mln), il Trentino Alto Adige (198 mln), la Sicilia (126 mln), la Lombardia (125 mln) e l’Emilia Romagna (111 mln). Sotto i 100 milioni di euro, ma con un valore significativo anche Puglia (92 mln) e Abruzzo (89 mln).

Il Sistema delle DOP IGP in Italia garantisce qualità e sicurezza anche attraverso una rete che, alla fine del 2017, conta 264 Consorzi di tutela riconosciuti dal MiPAAF e oltre 10mila interventi annui effettuati dagli Organismi di controllo pubblici.

I dati confermano il successo di un modello produttivo tipicamente italiano che fa perno sulla qualità, sulla distintività e sulla valorizzazione dei prodotti tipici e dei saperi locali– ha dichiarato Raffaele Borriello, Direttore Generale dell’ISMEA – L’apprezzamento sui mercati esteri, principale volano di sviluppo nel nostro sistema delle Indicazioni Geografiche, cresce a ritmo esponenziale: negli ultim dieci anni l’export è aumentato del 140%, quasi il doppio se guardiamo al solo segmento del foodLa domanda mondiale di eccellenze agroalimentari Made in Italy è prevista in crescita e sono sempre più numerose le categorie di consumatori che si riconoscono all’interno di un modello alimentare di qualità e non necessariamente massificato e di basso livello. In uno scenario internazionale in continua evoluzione, è necessario rafforzare le politiche di valorizzazione delle nostre eccellenze alimentari, per potenziare le loro capacità di penetrazione sui mercati esteri, e di difesa dei prodotti italiani contro la concorrenza sleale delle imitazioni e delle contraffazioni“.

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